Affitti brevi e diritto all’abitare: dopo la sentenza della Consulta, il vero nodo resta l’offerta abitativa

Negli ultimi mesi il tema degli affitti brevi è tornato con forza al centro del dibattito pubblico, soprattutto dopo le recenti decisioni della Corte Costituzionale che hanno riguardato la legge regionale toscana e il suo impianto normativo. La questione è stata affrontata da diverse testate, con letture differenti ma convergenti su un punto che mette in luce un nodo ormai strutturale: il rapporto tra diritto di proprietà, funzione sociale dell’abitare e governo del territorio.

Al di là delle reazioni politiche e delle semplificazioni mediatiche, riteniamo utile fermarci su una domanda più ampia e strategica: queste decisioni sono sufficienti a incidere davvero sul problema abitativo delle città, oppure rischiano di affrontarne solo una parte?

Come Full Price, lavoriamo ogni giorno a fianco di host e property manager professionali. Il nostro punto di osservazione nasce dall’analisi dei dati, delle dinamiche di mercato e delle scelte operative reali. Ed è proprio da qui che vogliamo partire.

Cosa scoprirai in questo articolo

Cosa stabiliscono le sentenze e perché vanno rispettate

Le decisioni dei tribunali non sono opinioni né programmi politici. Sono atti istituzionali che definiscono un perimetro di legittimità entro cui muoversi. Come tali, vanno rispettate. Il rigore normativo non è una variabile negoziabile, ma una condizione di sistema.

Da questo punto di vista, le recenti pronunce rafforzano un principio chiaro: l’attività extralberghiera deve essere regolata, tracciabile e coerente con il quadro normativo. Per chi opera in modo strutturato e professionale, questo non rappresenta un ostacolo, ma la conferma di un percorso che il settore ha già intrapreso da tempo.

Il rispetto delle regole è un punto fermo. E non è in discussione.

Professionalizzazione: una direzione irreversibile

Ogni intervento che introduce maggiore chiarezza nelle procedure, negli strumenti e nelle responsabilità va nella direzione della professionalizzazione. Un mercato più leggibile tutela gli ospiti, rafforza la credibilità degli operatori corretti e rende l’intero comparto più solido agli occhi delle istituzioni.

In questo senso, la regolamentazione degli affitti brevi non è una penalizzazione, ma una fase di maturazione del settore. È anche il presupposto per poter affrontare in modo serio e costruttivo temi complessi come la fiscalità, la pianificazione urbana e le politiche abitative.

Fin qui, il percorso è chiaro e condivisibile.

L’elefante nella stanza: gli alloggi che restano fuori dal mercato

Accanto al tema degli affitti brevi, esiste però un dato che nel dibattito pubblico viene spesso citato solo marginalmente: il numero di alloggi oggi sfitti. In Toscana, come in molte altre regioni, la percentuale di abitazioni non utilizzate è rilevante e riguarda decine di migliaia di unità.

Si tratta di immobili che non sono né in affitto breve né in locazione a lungo termine e che, di fatto, non contribuiscono ad aumentare l’offerta abitativa. Se l’obiettivo dichiarato delle politiche pubbliche è quello di garantire un’offerta sufficiente ed economicamente accessibile di alloggi destinati alla locazione a lungo termine, è inevitabile porsi una domanda: perché il confronto si concentra quasi esclusivamente su una sola componente del mercato e per l’appunto quella minoritaria?

È difficile immaginare una soluzione strutturale al problema abitativo senza interrogarsi sulle ragioni che tengono la maggior del patrimonio immobiliare fuori dal circuito della locazione di lungo periodo.

Limitare è legittimo. Ma quali opportunità alternative creiamo?

Limitare, regolamentare o indirizzare il mercato può essere legittimo e, in alcuni casi, necessario. Ma ogni intervento che incide sui diritti di utilizzo di un bene dovrebbe essere accompagnato da strumenti capaci di creare alternative sostenibili.

Se una parte dei proprietari non affitta a lungo termine, spesso non è per mancanza di domanda, ma per timori concreti legati alla gestione del rischio, alla morosità, ai tempi di recupero dell’immobile o all’incertezza normativa. In questo contesto, misure che migliorino la tutela del locatore o che riducano il rischio percepito potrebbero avere un impatto reale sull’offerta.

Strumenti come garanzie pubbliche, meccanismi assicurativi supportati dagli enti locali, incentivi mirati o semplificazioni operative potrebbero rappresentare leve efficaci per rimettere sul mercato una parte degli alloggi oggi sfitti. Non come alternativa ideologica agli affitti brevi, ma come complemento a una strategia abitativa più ampia.

Regole chiare dentro una visione di sistema

Il rispetto delle sentenze e la professionalizzazione del settore extralberghiero sono passaggi positivi e ormai irreversibili. Tuttavia, perché le politiche abitative producano effetti concreti, è necessario inserirle in una visione più ampia che tenga insieme turismo, residenzialità, qualità urbana e sostenibilità economica.

Intervenire su un solo segmento del mercato rischia di generare risultati parziali se non viene affrontato il quadro complessivo. Il tema non è individuare un responsabile, ma costruire un equilibrio che funzioni nel tempo, tenendo conto delle reali dinamiche economiche e sociali delle città. La caccia alle streghe ha semmai, di solito, l’effetto di distrarre dalle priorità.

Il punto di vista di Full Price

Da anni sosteniamo un extralberghiero fondato su metodo, dati e processi. Crediamo in un settore regolamentato, professionale e trasparente, capace di dialogare con le istituzioni e di contribuire allo sviluppo dei territori in cui opera.

Accogliamo positivamente ogni intervento che rafforzi questo percorso. Allo stesso tempo, riteniamo che il dibattito possa evolvere solo includendo strumenti concreti per aumentare l’offerta abitativa complessiva e rendere la locazione a lungo termine più sostenibile per chi mette a disposizione un immobile.

La crescita del settore passa da qui: regole chiare, dati reali e politiche che non si limitano a contenere, ma che sanno anche abilitare.

Iniziamo a parlare degli elefanti nella stanza, invece di demonizzare un settore, e comunque lasciare agli alberghi la possibilità di utilizzare appartamenti residenziali a cui fornire servizio alberghiero, come previsto nelle leggi regionali anche del passato.

Conclusione

Il tema abitativo è complesso e non ammette soluzioni semplici. Le sentenze definiscono un perimetro, ma il lavoro principale riguarda la progettazione di strumenti, incentivi e modelli capaci di funzionare nella realtà quotidiana.

È su questo terreno che, come Full Price, continueremo a portare il nostro contributo, convinti che solo un approccio strutturato, basato sui dati e orientato alla professionalizzazione, possa generare risultati duraturi per il settore e per le città.